brevi recensioni - cinema

“Polytechnique” di Denis Villeneuve

"Polytechnique" (2009)

Denis Villeneuve

Polytechnique narra del massacro all’École Polytechnique di Montréal avvenuto il 6 dicembre 1989 , dove vengono uccise tredici studentesse da Marc Lepine.

Il perno della narrazione è Valerie, giovane studentessa con la passione per l’ingegneria meccanica.
Durante una lezione all’università, un ragazzo entra armato nell’aula.
In un primo momento, fa dividere ragazzi e ragazze per poi far uscire gli uomini.
Massacrerà a colpi di carabina le studentesse, mentre a salvarsi è solo Valerie.
Jean-Francois, amico della ragazza, prova a cercare aiuto e s’imbatte in una ragazza ferita gravemente cercandola di soccorrerla e farla sopravvivere.
La vicenda distruggerà l’animo di Jean-Francois, Valerie rifletterà per sempre sull’accaduto, sulla vita e sull’amore nel mondo.

Denis Villeneuve dirige un film potente e sconcertante.
Bellissimo e magistrale bianco e nero, che si mischia alla forte nevicata di un dicembre in Canada.
Non ripiega su sentimentalismi, quasi non denuncia la follia omicida, la riprende per vedere quale abisso possa creare.
Così per il femminismo, una piaga per l’assassino mentre Villeneuve si concentra sulla donna come essere umano.

Polytechnique si ferma a un bivio per poi percorrere entrambe le strade.

Una strada per l’occhio di una descrizione oggettiva dei fatti – Villeneuve racconta la strage servendosi di un impianto di scene di violenza necessaria.
Con una narrazione non completamente lineare, il regista accentua la tensione e la paura
 – l’inizio del film è un momento cronologicamente spostato dalla linea narrativa, avverrà dopo; un flash-forward che descrive le sensazioni di Jean-Francois; un ritorno alla sparatoria e alle vicende dentro il politecnico –
E un’altra strada per uno sguardo riflessivo, quasi ermetico, sulla condizione della donna alla fine degli anni Ottanta, colpevole di essere donna – il bianco e nero aumenta l’intensità della violenza e della paura e allo stesso tempo sembra rallentare le azioni, per dare allo spettatore una chiave di chiarezza in più per capire non tanto la follia omicida quanto più una banalità del male che la donna pare rappresentare.
La riflessione passa come un filo sottile attraverso Valerie che rappresenta tutte le donne – la scena del bagno, dove lei vede la sua immagine riflessa più volte dagli specchi, lo conferma.

Dal massacro al  politecnico, “Polytechnique” prende una svolta per rivedere passato, presente e futuro della condizione femminile.

Film bellissimo e crudo, con intimi primi piani su oggetti e volti, immagini silenziate dal bianco e nero e da una neve fitta che tuttavia non attutisce né i colpi d’arma da fuoco né i solchi delle cicatrici che restano.

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