Abel Ferrara si affida a una trama che viene messa via via a repentaglio dai troppi simbolismi creati.
Lo fa con una riuscita di colori scuri, una fotografia cupa.
Svela il profondo di Clint con esplosioni improvvise di immagini violente, personaggi deformi, orribili e nudi, vecchie decrepite.
Siberia fa parte di un ideale “periodo italiano” del regista iniziato con Pasolini (2014), poi Piazza Vittorio (2017) e Tommaso (2019).
Siberia è un film dai tratti sperimentali, difficilissimo da comprendere a fondo
– tra le innumerevoli micro-comprensioni che avvengono nella sua durata – e che si propone come obiettivo la rappresentazione dei fantasmi più lontani di Clint.