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“Autoritratto automatico” di Umberto Fiori

Qualcosa di sottile e piacevole, le foto-tessere di Umberto Fiori.
Foto-tessere, poesie.
Poesie notturne, in quella notte dove si spera ci sia nebbia e brina per stringersi in se stessi.
Le poesie di Umberto Fiori sono strette, fini, legate ai neon della macchinetta automatica delle fotografie in tessere.
Un Kaurismaki in poesia, un Uomo senza passato sulle pagine di un libro.
Fiori non compie miracoli ma ci porta silenziosamente a guardare come lo scatto della nostra identità possa nascere, svilupparsi .
Autoritratto automatico è da leggere, è da avere.
Va bene anche tenerlo in tasca, un buon odore di carta.

FOTO-TESSERA

 

Inverno. Buio, nebbia. Fiati, motori.
In giro, poche ombre. Sul piazzale
dove si affaccia
la Camera del Lavoro
splende, sola, la scatola
della foto automatica.

Le tendine scostate, vuota, in attesa:
come nella navata di una chiesa
l’armadio bruno del confessionale.

Umberto Fiori è nato a Sarzana nel 1949 Negli anni ’70 ha fatto parte, come cantante e autore di canzoni, degli Stormy Six, gruppo storico del rock italiano. Il suo primo libro di poesia, Case, è uscito nel 1986 per San Marco dei Giustiniani. Sono seguiti: Parlare al muro (con immagini del pittore Marco Petrus, 1996), Tutti (1998) e La bella vista (2002), Voi (2009) e fra gli ultimi Il conoscente (2019) e Autoritratto automatico (2023).
Umberto Fiori

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