Lucker The Necrophagous
John Lucker è un serial killer fuggito dalla struttura psichiatrica che lo accoglieva.
Comincia quindi una serie di delitti scabrosi e tremendi da parte di John, disturbato al limite alla follia da gesta necrofile.
Le sue vittime sono donne, ragazze giovani ma anche uomini che si mettono di traverso lungo il suo folle cammino omicida.
Tra gli innumerevoli incubi a occhi aperti, Lucker ha un pensiero che lo tormenta tanto quanto la morte delle giovani.
E è Cathy, l’unica persona che sopravvissuta alla sua furia omicida
Nel lontano 1986, Johan Vandewoestijne scrive e dirige Lucker The Necrophagous.
Gravi i problemi di distribuzione per questa pellicola violenta e impressionante per gli anni che corrono.
Considerato perso per anni, nel 2009 è rieditato con il ritrovamento dei master originali.
Lucker The Necrophagous è un piccolo gioiello, affascinante quanto disturbante.
Film sporco, malato, girato con innegabile tecnica dal regista che da tre soldi di budget bassissimo che si trova in tasca utilizza la sua bravura sia con la macchina da presa – un montaggio al servizio esclusivo della storia, uso della soggettiva (agghiacciante la scena in cui la macchina da presa diventa l’cchio di Lucker che si dondola su una sedia di legno mentre la ragazza legata al letto urla disperata), immagini sfocate, luce naturale e interni spogli e disumani come a servizio della follia omicida di John –
E poi il tema della necrofilia, la spinta ultima di Lucker, il buio assoluto della malattia mentale omicida.
Terrificante l’idea dell’ attesa di John prima di consumare l’atto necrofilo con un cadavere.
In questa pellicola, tutto è a servizio della follia delirante di Lucker, tutto è spinto all’estremo, dalla calma quasi innaturale, grottesca dell’omicida alle sue convulsioni che lo spingono a vedere il volto di Cathy sovrapposto alla sua prossima vittima.
ogni minimo, pallido tentativo di lucidità umana in Lucker The Necrophagous viene spazzata via.
Prova notevole di Nick Van Suyt che non parla mai se non nella parte finale, dove tutte le porte della fanatica pazzia omicida sono disintegrate; i suoi occhiali da sole e i suoi abiti neri e di pelle, grotteschi anch’essi.
Nick Van Suyt morirà suicida qualche anno dopo l’uscita del film.

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