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“Una donna distrusse”, di Stuart Heisler

Una donna distrusse (1947)

Stuart Heisler

L’articolo fa parte di una Breve esposizione a tema “Alcolismo – Tre film a tema nel cinema classico”

“Una donna distrusse” è la storia di Angelica Angie Evans, cantante di successo che sposa e ha una figlia con Ken Conway, anche lui artista e cantante.
Per dedicarsi alla famiglia, Angie abbandona i palcoscenici mentre il successo di Ken nella musica è sempre più grande e lo porta a viaggiare nelle città degli Stati Uniti.
Angelica comincia a soffrire della solitudine e, quando prima era solo un bicchiere ogni tanto, sprofonda in un incubo sempre peggiore legato alla bottiglia.
Ken è troppo occupato per rendersi conto della malattia della moglie.
Ormai alcolizzata cronica, Angie arriva a chiedere il divorzio e, vista la situazione di panico, Ken chiede l’affidamento della figlia.
Angelica tocca con mano propria il fondo, addormentandosi per strada, rovinando le feste per gelosia nei confronti di una collaboratrice del marito, dimenticandosi delle proprie azioni e mettendo a rischio la sua vita e quella degli altri.

“Una donna distrusse”, altra rappresentazione, nel cinema della Hollywood classica, del tema dell’alcolismo – fra tutti, “Giorni perduti”  e “I giorni del vino e delle rose”
Heisler ha degli ottimi intenti e una buona padronanza dei tempi, gioca su una narrazione che comincia come una commedia sentimentale arrivando al dramma famigliare.
In un bianco e nero dove la protagonista ha spesso un’alternanza di “zone d’ombra” e luce, soprattutto per quanto riguarda la ripresa del volto, “La donna distrusse” tocca i tempi principali che possono portare all’alcolismo.
Il senso di inferiorità e la difficoltà di stare in mezzo alle persone – Angie dovrà bere per superare questi ostacoli – , la lotta contro la solitudine che in questo caso nasce dal cambiamento di vita della donna, da protagonista della musica leggera a madre e moglie, il senso di una vita vuota nonostante ci siano tutti gli elementi per affermare e sentire il contrario.
Anche le conseguenze dirette dell’alcol sono ben delineate, il mettere a repentaglio la propria vita e insieme quella di chi ti sta di fianco, le continue amnesie, soprattutto “i fantasmi” della propria mente
– “Sono bravissima a crearmi dei fantasmi” dice Angie durante una festa” –

Bellissima la scena in cui Angela consola la figlia malata di polmonite e sposta i giocattoli dalla culla, tra cui uno che riflette la sua ombra simile a una bottiglia che dondola, sul muro.
Nel finale, altra bella scena dove Angie “rivede” la sua vita a ritroso fino al primo incontro con Ken, che Heisler realizza con la sovrapposizione di immagini.
“Una donna distrusse” ha  un finale piuttosto consolatorio – Ken si accorge di aver sbagliato, di aver sottovalutato la dipendenza da alcol della moglie e si ricongiunge a alla moglie – , dove Angela, di spalle alla telecamera, decide di ricominciare da capo, riprendendo la carriera da cantante per smettere di bere.

Tra i dialoghi ben fatti, spicca la “rivelazione” che la donna fa a un uomo durante un party
“Versarsi da bere è un gesto che dà calore e amicizia. Un gesto creativo” .

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