Mother
Bong Joon-ho parla della gente comune, con un film perfetto nella narrazione, dove si assiste a un crescendo di azioni e a un gestire diversi generi in modo considerevole.
Con la grande prova di Kim Hye-ja, la storia narra di una madre che come unica preziosa cosa della vita ha il figlio Do-joon con problemi di ritardo mentale.
Apparentemente inoffensivo, Do-joon viene accusato di omicidio di una ragazza incontrata in una stradina dopo una serata di alcol in un locale.
Per la polizia non ci sono dubbi ma per la madre comincia un percorso di ricerca della verità, non ritenendolo colpevole.
Con Mother, Bong Joon-ho passa dal grottesco, alla commedia fino al thriller con grande mestiere.
Con una scenografia che passa dalla città ai boschi grigi, Bong Joon-ho vuole descrivere una tragedia di gente comune, appunto.
E prende il punto di vista di emarginati.
La madre è spinta ad attraversare tutte le emozioni che passano attraverso la tragedia dell’uomo (comune), dall’ansia alla rabbia, dal sorriso amaro al limite della vendetta.
Camminando sul filo sottilissimo di un’ amore “alternativo” per un figlio problematico, unico, come per il legame con le pratiche di agopuntura e i segreti nascosti dei “canali meridiani”.
Mother non è un film di preghiera ma una corsa contro le malvagità tra le classi sociali.
Le persone che sono incaricate di difendere Do-joon si rivelano solo nei loro risvolti di uomini di vizio, legati all’alcol e alle donne, la coscienza scomparsa tra la pioggia della città.
Avvocati e i loro assistenti, poliziotti violenti, sono quella grande fetta della società che è cieca, ma cammina e prende decisioni.
Quasi non bastano le azioni della madre per annullare la tragedia, come se da tragedia nasca un’altra tragedia.
Una inevitabilità della disgrazia.
Bong Joon-ho crea una narrazione senza una sbavatura, usando la macchina da presa in modo magistrale, passando anche attraverso alcune profondità di campo a segnalare la piccolezza e limitatezza dell’uomo nei confronti del mondo.
Splendidi i dialoghi ( e il montaggio serrato) attraverso il vetro forato della stanza delle visite del penitenziario, dove la madre e il figlio cercano di scambiarsi ricordi e dettagli della maledetta sera dell’omicidio.
Bong Joon-ho è un grandissimo autore che ci dimostra come il cinema sudcoreano abbia un passo estremamente diverso dal resto del mondo.
Mother è un film dai tanti volti, da non perdere.