Tony Manero
Santiago del Cile, 1978
Raùl Peralta ha l’ossessione per il personaggio interpretato da John Travolta, Tony Manero.
Trascorre le giornate in una desertica e poverissima Santiago della fine degli anni ’70, dove la polizia vaga lungo le strade e , quando vuole, massacra i dissidenti di Pinochet.
In uno sgangherato locale che vuole essere una mezza via tra ristorante e discoteca, Raùl organizza piccoli gruppi di danza, studia i passi che i compagni devono fare, ricostruisce il palco di legno disfatto con mattoni di vetro.
Per portare a termine il suo progetto, è disposto sistematicamente a tutto, gareggiando per una televisione locale insieme ad altri aspiranti Tony Manero.
Tony Manero è un film crudo, pallido, che disturba.
Pablo Larraìn vuole colpire allo stomaco, il suo e quello dello spettatore.
Lo fa girando un film dalla trama solo apparentemente scialba, sulla quale ruota tutto un mondo cileno di povertà e deserto.
A tratti il film pesa come un mattone di vetro; vitreo è Alfredo Castro nella sua potente interpretazione.
Come il Cile di Pinochet, quello fascista che elimina in modo sistematico tutte le parti – sociali e politiche – di sinistra, Raùl è un cuore vuoto, un corpo senza coscienza, un uomo che si trasforma in assassino per motivi infinitamente futili ma troppo importanti per lui.
L’essere come Tony Manero è il percorso di vita di Raùl.
Essere Tony Manero è il suo unico obiettivo, il punto di vista unico, il motivo per cui la vita deve essere vissuta.
All’interno di questa scarsità di profondità umana, vivono i personaggi di Pablo Larraìn.
Quello che prova Raùl è illusione, vive per l’illusione, segue l’illusione.
Tutto il paese di Pinochet, per Larraìn, è immerso nell’illusione.
Raùl possiede un’illusione che la sfrutta come veicolo, con il quale appunto evade dall’enorme fetore di un paese fintamente ricco, spirituale, tranquillo.
Essere Tony Manero per tornare a essere niente, sempre un’illusione che magari sboccia fuori dallo schermo e che resta, inesorabile, un’illusione.
Allo stesso tempo e modo, la mancanza di coscienza che segna l’orrore della mancanza di ideali.
Essere disposti a tutto, non avere barriere di giudizio e sociali, è in realtà il vuoto in cui si muove Raùl Tony Manero.
Il dito di Larraìn indica contemporaneamente lo stesso vuoto d’illusione generato da Pinochet, che dietro idee neoliberiste massacra i dissidenti del suo governo, notte o giorno che sia.