NO - i giorni dell'arcobaleno
Durante il referendum (NO – i giorni dell’arcobaleno descrive il Plebiscito cileno del 1988) per decidere se confermare Pinochet per altri otto anni o far cadere il suo governo, un giovane pubblicitario per il cartello del NO comincia a lavorare alla sua campagna.
Probabilmente spinto dalla stanchezza – o amore incontrastato – per un paese in ginocchio, per il figlio Simon o anche solo per se stesso, Renee Saavedra decide di portare un messaggio di speranza attraverso l’uso dell’ audiovisivo, marcando i tratti felici e semplici con cui un paese accetta di bloccare la propria storia di dittature e spingersi verso la democrazia parlamentare.
Intanto, la controparte che costituisce il SI si barrica come suo solito nei palazzi del potere che crede di aver già in pugno l’esito del referendum, confermando sempre più la disonestà umana dei fedeli a Pinochet.
NO – i giorni dell’arcobaleno è un’ opera imperdibile e complessa, narra come la semplicità e l’allegria abbiano messo in ginocchio un dittatore come Pinochet.
Facendo leva su questi sentimenti e sul medio benestare dei cileni (in realtà della classe borghese cilena), “proprio in linea con l’attuale contesto sociale” dice Renee, riporta alla luce sempre di più gli aspetti negativi dei fascismo governativo, come le torture, le sparizioni, i morti.
Nell’arcobaleno, un insieme di colori, la coscienza pare risvegliarsi e lo spirito ottimista del tempo è reso quasi alla perfezione.
NO è girato con una vecchia macchina da presa che permette di recuperare la grana delle immagini d’epoca, potendo poi fonderle con materiale documentari originali d’epoca.
La luce sgranata riesce a cogliere la parte d’anima documentaristica del film, la grande bravura degli attori e le molte riprese in movimento fanno di NO una grandissima prova di espressione artistica.
Larraìn ritaglia molto le luci e i riflessi forti del giallo e dell’arancione, colori dell’arcobaleno.
Ma è anche esperto e coraggioso a mischiare in perfetta parità le parti contrastanti del referendum.
Infatti, descriva – ancora una volta – come la macchina dittatoriale non possa fermarsi, disposta a tutto, facendo uso della polizia della repressione violenta e della disonestà umana e politica.

No – i giorni dell’arcobaleno è un film dove l’esigenza di democrazia è vista come una pagliacciata dai piani alti del regime.
“I pagliacci – così vengono chiamati i cittadini che voteranno NO – non possono vincere un plebiscito che è già truccato in partenza” pensano i conservatori.
Ma è proprio il pagliaccio e la sua forza che il pubblicitario Renee scopre per battere Pinochet.
Sarà appunto la sua forza di umanità – il pagliaccio è pur sempre un uomo – a ribaltare gli avvenimenti.
Questo ricorda un passaggio del film Neruda, dove il poeta e un senatore ex presidente del governo discutono sul mondo governato dal comunismo.
“Se domani il mondo fosse guidato dai comunisti, avremmo le leggi scritte con errori di ortografia” osserva maligno il senatore.
Ancora una volta, il regime fascista sembra accartocciarsi su se stesso, strozzarsi con le proprie mani, restare integro nel fronteggiare il nemico democratico in tutte le occasioni possibili e in tutti i modi possibili, disgregandosi come un Dracula sorpreso dalla luce del sole.
Il film di Larraìn è tratto dall’opera teatrale di Antonio Skàrmeta El Plebiscito.