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La Perdición (2021) di Domiziano Cristopharo

Regia: Domiziano Cristopharo

Con: Nicholas Sartori, Lorenzo Viviano, Davide Iaconis

Sceneggiatura: Domiziano Cristopharo

Anno: 2021

Con La Perdición, Domiziano Cristopharo racconta un viaggio disperato.
I due uomini in viaggio sono vittima e carnefice.
Disperata la vittima, disperato il carnefice.
Un racconto di intimità cupa, un’amore che impatta sul presente degli uomini, costringendoli a dubitare di essa.
Sfocia in dolore.
I due protagonisti si abbandonano a una piccola nave e al suo nutrimento: il mare.

L’opera di Domiziano Cristopharo descrive molto spesso le interscambiabilità delle cose emotive.
Possiamo soffrire della stessa cosa, tutti.
In modi, dischiusa successivamente la sua natura, diversi.
Possiamo palleggiarci il dolore con altri sofferenti, con il risultato di conoscerne il perimetro di ciascuno.
Ma dentro, la sua sostanza, il suo nucleo, non sono compresi.

Cristopharo crea come costanti sofferenza e dolore. Interscambiabili tra gli uomini.
Un baratto d’esistenza, uno scambio di materia.
Sofferenza e dolore hanno profondità e radici non decifrabili.
Nella fase in cui il dolore è materia avviene uno scambio di esso, con canali preferenziali di scambio tra gli uomini.
Una volta compiuta l’azione di intercambiare il dolore, la sua natura resta ma non viene compresa.

La Perdición inizia narrando un triangolo di destini, tre personaggi ciascuno in cerca di se stesso e al contempo in ricerca disperata dell’altro.
Tuttavia, il film si “accorcia” al destino di una coppia di pesronaggi.
Giocando con il numero due, il doppio, la coppia.

La Perdición è un racconto drammatico, un ragazzo e un uomo cominciano un viaggio insieme su una barca, solcando il vuoto davanti a loro.
Un racconto d’amore scioccante, raschiante il profondo.
Il giovane è indeciso sul suo futuro d’amore.
L’uomo di mezza età è confuso del suo presente d’amore.
Entrambe le vite si intrecciano, interscambiano, entrambi i protagonisti possono sorreggere il dolore dell’altro.
Una volta che esso si dischiude, nelle mani dell’altro, nasce l’incomprensibilità deformandosi in un presente di violenza.

Il viaggio è disperato,  l’atto d’amore è disperato divenendo rapporto carnale primordiale.
Tuttavia, necessario.
Come in Doll Syndrome, l’atto di sesso estremo è primordiale ma necessario, è proprio del protagonista. Una categoria di orrore quotidiano magari non scelta.
Tuttavia necessaia.

Domiziano Cristopharo compie una scelta estrema.
Sia rispetto al genere horror estremo che qui praticamente si lascia, per un momento, alle spalle.
Abbandona i colori flesscianti dei precedenti lavori, rende scarna la scena e la luce (il filmè girato con il solo utilizzo di una handycam,l’utilizzo di location naturali)
E impone una storia di clausura, un diario personale dove il tempo è anch’esso categoria di sofferenza, un racconto intimo, uno sfogo esistenziale.
Una storia di clausura, anche per lo spettatore.
Una luce grigia, a tratti di un blu sfocato come a ricordarci che il mare può essere un terzo protagonista.
I due protagonisti annegano aprendosi l’uno all’altro.
Il mare, fuori, è mondo, annegante anch’esso.
La pancia della barca diviene luogo d’azione, rappresentazione della realtà, di espiazione delle volontà di dolore.
Uno scenario piccolissimo di lotta, inferno tremante e galleggiante.

La Perdición è composto anche da primi piani, dettagli dei volti dei due uomini.
Un ritornare di inquadrature dei fitti alberi delle navi al molo, ferme. Quasi.
Non in viaggio, meglio dire.
Forse l’occhio personalissimo di Cristopharo sta proprio tra gli anfratti di luce che passa dagli alberi delle navi. Ci avvisa di una sua domanda “Esiste davvero la terra-ferma? La tranquillità che si dissocia dal dolore?”

Una volta sbarcato su un’isola, il ragazzo vaga nudo, incapace di percepire salvezza.
C’è agitazione come in un cattivo sogno anche sulla terra ferma.
Esiste la terra-ferma?
L’approdo non è che un nuovo, durissimo evento di inizio incerto.

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