La nuit a dévoré le monde (2018)
di Dominique Rocher
Quando il mondo collassa su se stesso, improvvisamente si riempie di zombi aggressivi e violenti.
L’umanità è zombi tranne Sam che si addormenta nella camera più defilata dell’appartamento della sua ex fidanzata, durante una festa.
A Sam basta poco per capire l’accaduto e, dopo attimi di terrore nello scoprire che l’uomo è zombi, comincia ad organizzare la sua vita dentro il palazzo disabitato.
La nuit a dévoré le monde, opera prima di Dominique Rocher, è un film di zombi, ma non solo.
Lo zombi, l’altro da sé. Il diverso. L’imprevedibile violento.
Sam prende atto che lo zombi non può far altro che negargli aiuto, spaventarlo, terrorizzarlo.
Si avvia quindi verso la sua solitudine che lo spinge a rivedere se stesso nei confronti di essa.
Quando tutto fuori è aggressivo e mortale, Sam trova la spinta per non deprimersi e si lancia verso una nuova vita.
Organizza la casa per piani, chiave per chiave, raccoglie acqua piovana per la doccia, riordina le provviste di cibo, si tiene in forma con piccole corse lungo l’appartamento.
E poi – come per un tocco magico e invisibile – si riavvicina alla musica, sua grande passione.
Sistema oggetti della vita quotidiana – bottiglie di vetro, trottole a molla colorate, piccole grattugie, arnesi da cucina, bicchieri, oggetti di legno, un registratore a cassette a nastro magnetico da dove prende il ritmo per ingaggiare dolci canzoni tribali.
Attraverso la musica, Sam scopre alcune caratteristiche inaspettate della società-zombi: essa è attratta dalle fonti di suono e rumore mentre resta “spaesata” e immobile di fronte al silenzio e al buio.
Nella sua veste horror, La nuit a dévoré le monde si illumina di ironia – Sam ha “catturato” uno zombi nel vano dell’ascensore e pian piano ne nasce una “strana” amicizia, di dialoghi e smorfie.
E’ Alfred, lo zombi caduto in trappola, un anziano dottore che viveva nel palazzo – lo interpreta in sordina il grandissimo Denis Lavant, attore storico dei film sperimentali e personalissimi di Leos Carax (Vedere Rosso Sangue).
Dopo l’ironia, ne segue un’impronta esistenziale – che scorre lungo tutto il film – dove la cura per la casa è allo stesso tempo consapevolezza delle paure di Sam, la capacità di bastare a se stesso in un mondo sempre pronto a mangarti (vivo!)
La nuit a dévoré le monde è un film che non si perde mai, si muove in modo perfetto.
Anche l’annuncio di un nuovo personaggio – la ragazza Sarah, interpretata da Golshifteh Farahani – viene maneggiato con intelligenza e mestiere, senza spezzare ritmo e vivacità cadendo nel melodrammatico.
Notevolissima la colonna sonora di David Gubitsch, alternando brani punk alla più intima ed eterea canzone che Sam intona con le sue percussioni improvvisate.
La nuit a dévoré le monde vola dall’horror a momenti surreali, leggeri e intimi che colpiscono il cuore.
Una piccola gemma che si aggira per una Parigi livida e nuvolosa e, forse troppo inosservata, nella sterminata letteratura zombi e cinematografia zombi-movie.
Da vedere, questo è un consiglio caloroso; perché aiuta a capire che, toccato un fondo dove non resta che solitudine, da quella stessa solitudine si può riagganciare la vita.
Perché aiuta a sorridere, farci prendere un po’ per mano da una buona lacrimuccia sbocciata dall’affetto che nutriamo per i personaggi del film e per il valore dei suoi significati.
La nuit a dévoré le monde è tratto dall’omonimo romanzo di Pit Agarmen.