brevi recensioni - cinema

Dio è donna e si chiama Petrunya (2019), di Teona Strugar Mitevska

Info generali del film

  • Presentato in concorso nella selezione principale della
    Berlinale 2019
  • Presentato in concorso al
    Torino Film Festival 2019 (TFF37)
  • Vince il Premio Lux 2019
  • Paesi di produzione: 
    Macedonia del Nord, Belgio, Francia, Croazia, Slovenia
  • Titolo originale
    Gospod postoi, imeto i' e Petrunija

“La favola della pecora e del lupo.
Ma ,questa volta, è la pecora a travestirsi da lupo”

Molto Consigliato
3.5/5

Per un istante, per un momento o per una notte in un commissariato della Macedonia, Dio diviene donna.
A portare (nel senso di “possedere”, “avere in mano”) la croce è una donna grassoccia che si chiama Petrunya e questo fatto distorce ogni equilibrio in una cittadina macedone.

Petrunya va a un colloquio di lavoro.
Il capo è un autentico bastardo e non la assume come cucitrice.
Esce e si trova in mezzo, per caso, a una processione religiosa.
Composta da soli uomini, solo loro possono partecipare e solo uno di loro (sempre maschio) può impossessarsi della croce di legno che viene gettate nelle acque del fiume.
Tuttavia, la croce viene proprio recuperata per prima da Petrunya, che la rivendicherà.
Ha così inizio un percorso di atteggiamenti grotteschi e surreali, azioni violente e fatti colleterali e misogini.

Teona Strugar Mitevska gioca sulle forti contraddizioni dei vari poteri.
Perchè per riavere la croce (o, comunque, non farla “portare” a una donna) si muovono tutte le autorità locali: Polizia, Chiesa, Tribunale.
Ma per Petrunya non esiste nessuna condanna, nessun codice penale da applicare, forse solo una colpa che ha origini etremamente remote.
Forse il fischio stridulo della colpa di essere una donna.
Analogamente, la donna possiede una “seconda croce” (nel senso, questa volta, di “peso”, “realtà gravosa”) in un mondo malandato, contaminato dal rozzo maschio, scurrile, blasfemo, bastardo.
In Dio è donna e si chiama Petrunya ognuno rincorre la propria, personale blasfemia.
Tutti vogliono la croce.

Solo gli uomini possono tenerla, questo dice il potere.
E ogni potere è blasfemo, nelle sue fondamenta misogine, false.
Un potere predicatore del niente.

In Dio è donna e si chiama Petrunya è una commedia divertente, ottimi i dialoghi e bravissimi tutti gli attori.
La regista dirige in silenzio, in modo distinto, fa parlare gli attori e la luce, densa di verde.
Il film passa in modo ultraveloce, i tempi quindi della commedia sono rispettati al millimetro e il risultato è veramente ottimo.
“Il siparietto” messo in piedi dalla giornalista e il suo operatore di macchina è divertente ma allo stesso tempo pungente.
La donna vuole infatti creare a tutti i costi un servizio sulla “Croce rubata”, di tanto in tanto è femminista convinta altre volte ritiene che Petrunya sia una ladra.
La terribile, nota, riconosciuta da tutti, velenosa forza della telecamera televisiva che intuba un successo anonimo.

Dio è donna e si chiama Petrunya non scade nella rivendicazione automatica delle azioni del movimento femminista.
Ha sì un occhio a riguardo ma non spinge sul pedale, non difende nessun “ismo” ma parla di una donna, semplice.
E la commedia resta divertente e caustica al punto giusto.
La descrizione che Teona Strugar Mitevska fa della sua Petrunya è molto raffinata.
Nonostante sia senza lavoro, l’amore lontanissimo anni luce, una madre dispotica che irrompe in ogni dove e quando, Petrunya è una donna pura, laureata in Storia e amante del periodo della Rivoluzione Cinese.
Sono interessata a come il comunismo possa inserirsi nelle varie realtà sociali democratiche” dice a un agente di polizia, la notte che oscura il commissariato.
Petrunya è macchiata “solo” dai pesi del mondo e della famiglia.
E quelli, in senso sia esistenziale ma anche fisiologico, sociale, politico-sociale, di essere donna.
Ma è una macchia meno livida del quasi resto del Creato, il quale si accanisce contro i deboli piuttosto che sradicare la violenza dei potenti.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.