brevi recensioni - cinema,  Horror all'italiana

6 donne per l’assassino (1964), di Mario Bava

Unico
10/10

Capolavoro del thriller, capolavoro del giallo all’italiana, con 6 donne per l’assassino Mario Bava spinge la mano sui dettagli orrorifici, le morti efferate, le sevizie.
Il tutto letteralmente avvolto in colori di luci stupefacenti.

L’atelier di moda è l’epicentro dal quale viene scosso l’animo di ogni donna e uomo, quando viene alla luce la presenza di un serial killer che uccide donne in modo sempre più cruento.
Indaga l’ispettore Silvestri, su un palcoscenico dove tutto e niente sembra essere quello che si trova di fronte.

Il punto vincente che Bava scopre sul tavolo è l’incredibile atmosfera che riesce a creare.
Ogni personaggio lascia una traccia di sé nella atmosfera, con il rintocco del tacco di una sua scarpa in un corridoio lungo e vuoto; con uno sguardo di troppo o uno sguardo di meno, le mani alzate in segno di pericolo imminente, in una stanza avvolta in un colore così denso ma a sua volta leggero, impalpabile, riverberato negli ambienti.
L’ambiguità dei personaggi – una categoria presente e forse necessaria nel genere – offre uno scenario in cui tutti sono possibili assassini o spaventate vittime.
Quando, infatti, viene trovato il diario di Isabella nessuno si offre di portarlo alla polizia tranne una ragazza che lo mette subito nella sua borsetta.
La sequenza è mostrata con un inizio di montaggio veloce, campo e controcampo, primi piani dei volti delle persone dell’atelier e della borsetta stessa.
Tutti sono potenziali colpevoli o legati da desideri di conoscenze nefaste che possono sprigionarsi dal diario misterioso.

Mario Bava fa concertare i suoi personaggi.
E in alcune scene sono “richiamati” a co-esistere con dei manichini di plastica.
L’immobilità di questi oggetti è scambiabile con la mobilità degli esseri viventi.
Uomo e manichino si possono interscambiare, andando oltre le ombre che possono crearsi.
Nelle luci soffuse, verdi, viola, rosso, blu, i personaggi agiscono senza farci caso, come si muovessero nel buio portato dalla paura.
Il prisma di colori che ne risulta concede una forza unica nello sviluppo della suspense.
Il loro affanno arriva sin fuori l’atelier e gli appartamenti, portandosi dietro un vento inquietante e anch’esso generatore di rumori della paura.

Con 6 donne per l’assassino Bava si impone nell’uso della luce e in una tecnica estetica unica.
Un film che si è subito legato alle stelle per brillare di una luce personalissima, luce che ha attratto tutti quelli che sono venuti dopo questo film, da Dario Argento a Scorsese fino ai neo-noir asiatici come per esempio il recentissimo Il lago delle oche selvatiche di Diao Yinan.

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