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Il lago delle oche selvatiche (2019), di Diao Yinan

Da vedere!
5/5

Il lago delle oche selvatiche è un noir contemporaneo eccezionale. Piccolo capolavoro di genere. Basandosi su una trama piuttosto semplice, Diao compie un gesto artistico con pochi eguali nella cinematografia degli ultimi anni e per tutti gli amanti del genere.

Ogni cosa -dalla messa in scena ai canoni precisi del noir – è esattamente al suo posto.
Nulla sconfina nel troppo o nel troppo poco.
Componendo un quadro colorato personale che sostituisce – vincendo la “sfida” – il classico bianco e nero dei classici e i colori cupi dei polizieschi della Nuova Hollywood.

Zhou è appena uscito di galera.
Basta pochissimo tempo perchè ricasca nelle mani losche e violente di una gang rivale.
Tra inseguimenti in moto rubate e l’intervento della polizia, accade che un poliziotto resta ucciso. Zhou dovrà nascondersi, camminare di sbieco tra le mille luci dei negozi e locali notturni, approfittare del buio della notte o l’ombra di un muro di cemento. Liu, una prostituta, si avvicina a Zhou per aiutarlo.

Diao crea diversi “canovacci” che pian piano tesse insieme, composti di luci e ombre che formano una tanto sospesa quanto “reale” atmosfera.
Le luci al neon viola, quelle giallo opaco e verdi dei locali notturni di una Cina nascosta.
La pioggia che si unisce alle ambientazioni quasi tutte notturne.
E il lago delle oche selvatiche, un lago di dieci chilometri di larghezza, è una zona dove nemmeno la polizia ha giurisdizione.
Zhou e Liu si incontrano qui, oltre che nella grande stazione dove avvengono gli imbarchi sugli aerei.
Il lago è una zona franca ma solcata dalla nebbia, dalle piccole barche di legno usate dal protagonista per nascondersi, galleggiando sdraiato.

Diao padroneggia lo stile noir in modo eccellente e preciso.
Il lago delle oche selvatiche è un vero film dove l’atmosfera aiuta i personaggi a costruirsi fino quasi a fondersi, penetrare negli sguardi di illuminazioni verdi e viola.
Il ritmo è efficace, le corse con le moto rubate di notte e sotto la pioggia, i pedinamenti della polizia e le scene di combattimento vanno oltre le “classiche” sparatorie – momenti di arti marziali e ombrelli che diventano coltelli che squarciano le vittime.
Sicuramente amante del cinema di Wong Kar-wai, Diao Yinan forse rischia qualcosa, nella tentazione dell’esercizio di stile.
Ma i movimenti, le luci, i colori, la pioggia notturna sono davvero bellissimi.
La loro fusione è la mano stessa di Diao.

Il protagonista del bellissimo Il lago delle oche selvatiche Zhou è qualcosa che sta tra l’eroe e l’antieroe.
Si muove tra la gente nascondendosi con movimenti calcolati al millimetro.
Tenderà a divenire ombra, il riflesso di qualcosa di umano che però ha già giocato – e perso – tutto.
Come avviene nei classici film noir, anche Zhou ha un destino già segnato che lo trafigge di colori fosforescenti., morbidi anche, come le luci delle insegne dei bar aperti tutta la notte.

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