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Così scura la notte (1946), di Joseph H. Lewis

Unico
10/10

Nel pieno del periodo d’oro del noir americano, Joseph H. Lewis firma un film capolavoro.
Con Così scura la notte cerca di depistare in primis lo spettatore, girando il film in un insolito contesto di campagna che si sostituisce ai marciapiedi e alle ombre sui muri della città.

Henri Cassin, parigino, investigatore privato di grande fama decide di trascorrere un periodo di vacanza in una casa di campagna.
Si avvicina a Nanette, la figlia della famiglia ma il loro amore è contrastato duramente da Leon che si crede, in quanto suo amico sin dall’infanzia, promesso sposo di Nanette.
Succede che Nanette, un giorno, viene trovata morta.
Subito dopo, anche Leon ha una malasorte.
Per Cassin, la vacanza si trasforma di nuovo in lavoro e dai tratti da incubo.

In Così scura la notte è un ambiente solare che domina una quasi totalità del film.
Si sviluppa con toni da commedia, una storia d’amore che, come di nascosto, partorisce anche un dramma d’amore.
Lewis accentua di più le inquadrature di volti e di occhi, cominciando a calare il film in toni gialli.
L’ ambiguità cresce con l’intrecciarsi della storia.
Tutti i personaggi cadono nell’ambiguità e , in silenzio, la trasmettono
– a partire dalla stessa Nanette, da sua madre, dal garzone con la gobba.
L’ambientazione si sposta anche negli interni della casa di campagna.

Così scura la notte aumenta il suo fascino di film noir passando dal “senso della ambiguità” a quello più nevrotico – e umano – del doppio.
Innanzitutto, l’amore diviene “cosa doppia”, un doppio binario che porta sia alla felicità sia alla perdizione – la passione di Leon per Nanette, il “giovane amore” tra lei e Henri.
Ma per Lewis c’è anche un io nascosto.
Un doppio io, quello fragile che chiede aiuto e quello che non può essere controllato.
La doppiezza di Henri, per esempio, è ben costruita nei dettagli del suo volto perso in riflessioni poliziesche e riflesso dai vetri delle finestre.

La parte dell’io che non si controlla determina una persona disturbata e per Lewis essa vacilla di fronte e dentro la realtà.

Bellissima, inquietante e nevralgica la scena dell’identikit.
Cassin comincia a descrivere l’ipotetico assassino in base a delle sue congetture derivanti dal presunto peso del malvivente e la sua altezza.
L’uomo che man mano disegna la sagoma dell’assassino si accorge che quello rappresentato sul foglio assomiglia clamorosamente a Cassin.

Così scura la notte è un film bellissimo, costruito in modo perfetto.
L’ambientazione bucolica detta il suo tempo e la tensione prende terreno lentamente.
L’idea di sviluppare la vicenda in modo che lo stesso protagonista dubiti di sé – e di un sé temibile e animale – è stupenda e avvincente.
In Così scura la notte la realtà si modifica solo alla fine.
Ma per il protagonista è già avvenuto una squarcio su di essa, da lui stesso compiuto.

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