Paul Thomas Anderson
"Boogie Nights - L'altra Hollywood" (1997)
– Breve presentazione della trama del film “Boogie Nights”
Il FILM ha inizio con un piano sequenza: per circa quattro minuti Anderson presenta quasi tutti i personaggi sena staccare l’inquadratura.
Si parte dall’esterno con la ripresa del locale “Boogie Nights” – “presentazione del film titolo del film” – a un Mark Wahlbeg, cameriere del locale, che sgombera un tavolino

1977
E’ la storia di Eddie che fa il cameriere nel locale Boogie Nights.
Ha un padre praticamente invisibile e una madre al limite della nevrosi che vorrebbe un futuro “normale” per il figlio.
L’ascesa nel mondo del cinema arriva tramite un regista di film a luci rosse Jack Horner – Burt Reynolds – che nota nel ragazzo l’unica sua peculiarità: è un superdotato.
Jack Horner è un regista che vuole essere raffinato nonostante i contenuti dei suoi film, dove il montaggio la luce e la narrazione sono parti importanti per il risultato finale.
Eddie decide di cambiare nome in Dirk Diggler, per avere più sostanza e per meglio avvicinarsi alle luci delle stelle del video hard.
1980
Con l’arrivo del videotape, la pellicola muore velocemente.
E inizia una “slavina” che manderà in rovina gran parte della troupe di Jack, dei suoi amici e di Eddie/Dirk.
Ognuno cercherà di fare soldi come può, entrando e uscendo dal mondo dell’ “arte” di Hollywood, sotto il flagello sempre in crescita delle droghe pesanti.
Intanto il cinema hard ha una deflagrazione netta, diventando monotono, noioso, senza nessuna recitazione e soprattutto carico di violenza, nelle scene come nel linguaggio.
Si assiste quindi a come il destino possa essere crudele – nel finale – ma dare anche un’altra possibilità ai protagonisti.
- Nel Film
Anche se il film si presenta complesso nelle sue parti corali, nel mostrare molti personaggi e lasciare che sia la macchina da presa a tratteggiarne la personalità, immagini con colori psichedelici, P.T. Anderson gira un film di 156 minuti con grandissima maestria e gli riesce benissimo.
Il racconto segue le vicende di più personaggi, fra tagli veloci e montaggi interni.
Perché il ritmo è insistente, avanza irruente ma non gli sfugge mai di mano.
Tratteggia i personaggi inserendoli nella stessa inquadratura più volte – in più, tutti i dettagli – ; la luce e i colori chiassosi – esempio gli abiti – usati perfettamente per “cavalcare” il periodo dei ’70, del mondo del porno e del momento in cui la presenza hippie è ridotta all’osso.
Quando si ritrova a narrare gli ’80, Anderson ripiega molto sul boom clamoroso della cocaina, delle droghe a base di amfetamine ma soprattutto dell’eroina, praticamente inesistente – nel corso del film – durante i ’70.
Tutti mezzi di morte, come morto è il cinema hard e le sue sale con proiezione a pellicola, cedendo il passo al film su cassetta.
Qui, il film si concentra sulla decadenza della vita dei personaggi.
Diventa quasi più cupo, surreale, la violenza aumenta – qui la scuola di Scorsese si sente di più –
Quasi ignari che i tempi d’oro sono finiti, Eddie e compagnia continuano , costretti dalla loro stessa natura, – anche con un certo uso dell’ironia e del surreale da parte di Andreson – a cavalcare onde di successi che non arriveranno mai.
– Una famiglia
E di famiglia si parla , quella tradizionale americana, debole e a tratti dispotica e fascista.
Ma Eddie, ormai solo, torna da Jack Horner per rientrare nella sua “famiglia” e i vecchi amici – in maggior modo nella figura di Amber Waves, che trova in Eddie un secondo figlio, dato che il primo le è stato allontanato – si dimostrato affabili, sinceri e fraterni.
Il tutto marcato da una forza iperrealstica – a ogni pianto per i suoi figli, Amber alterna una sniffata di cocaina
– Infine
“l’Altra Hollywood” non ha case decrepite e barboni per la strada, bensì aiuta i personaggi a vivere in un lusso per loro del tutto normale e conquistato – come normale viene vista e gestita la pornografia, monumento scabroso alla Hollywood ma persino degno di riflessione dall’altra facciata americana.
“Il senso amaro del film è che nonostante i vizi e le droghe, le grettezze e le brutture, l’ambiente del sottocinema di vent’anni fa era più umano di quello odierno”
Anderson non ci mostra mai l’atto pornografico, si limita a raccontarlo riprendendo quelli che sono i movimenti e le sensazioni dell’amplesso.
Ci mostra, in sordina, anche quella facciata americana che adora arraparsi col sesso spinto ma che un attimo dopo gira la testa, facendo finta d niente.
Non le rimane che sgretolarsi, pian piano, facendo finta di niente.
Impossibile non citare questa scena, dove (Anderson lo sa?) la cosa più importante è la meraviglia di “God only knows” di Brian Wilson…(R.R)




